Linea Gustav da Monte Marrone a Monte Curvale- Storie ,raccolta di immagini, manifesti , eventi e manifestazioni degli eventi storici
La linea Gustav (o Winter Line) si estendeva dalla foce del fiume Garigliano alla città di Ortona, (Abruzzo) e il suo nodo principale era l’abbazia di Montecassino. I punti strategici erano l’Abbazia di Monte Cassini , Monte Marrone, Monte Curvale con l’intermezzo di monte Santa Croce e la Maiella.
Dopo il fitto bombardamento da parte degli alleati su Montecassino i tedeschi si ritirano lungo la line Gustav occupando le vette più alte della linea Gustav, da dove era possibile controllare tutte le vie di accesso che portano sull’Adriatico. Lungo questa direttrice, dominata dai monti sopra citati, ci sono i borghi di Colli a Volturno, Fornelli , Scapoli, Castelnuovo al Volturno, Rocchetta a Volturno, Castel San Vincenzo, Cerro al Volturno , Acquaviva d’isernia, Rionero Sannitico e Montenero Valcocchiara. Lungo questa direttrice i combattimenti furono durisimi, dovuti principlamente al periodo invernale e alle tante insiedie del terreno , molto montuoso e con vie percorribili solo con i muli. La popolazione dell’alto Volturno è stretta tra due fuochi, i tedeschi che cannoneggiano dalle cime dei monti e gli alleati che attaccano dai vari comuni per occupare le vette. Durante la ritirata dei tedeschi la cittadinanza dei comuni subisce razzie, eccidi , rastrellamenti di giovani, saccheggi con morti e violenze.
Per non dimenticare ricordiamo l’eccidio di Fornelli del 4 ottobre 1943. Per difendersi dalle rappresaglie dei soldati tedeschi che requisivano tutto ciò che poteva servire per mangiare furono impiccati GiuseppeLaurelli (potestà) , Giuseppe Castaldi,Vincenzo castaldi,Celestino Lancellotta, Domenico Lancellotta e petrarca Michele. Per sfregio e per monito a chi volesse ribellarsi i loro corpi rimasero per due settimane appesi.
A Foci piccolo borgo di Cerro al Volturno muore un pastore fucilato dai tedeschi
A Foci si ripete la stessa rappresaglia di Fornelli. Un pastore per difendere il suo gregge viene sparato da un soldato mentre pascolava il gregge in campagna, da una distanza di circa 300 metri. Perchè!!! Ecco come:
Durante il periodo di guerra del 1943 si poteva morire anche non partecipando alla guerra e non andando al fronte. Purtroppo è proprio così, una delle tante testimonianze l’abbiamo avuta a Foci piccolo borgo di Cerro al Volturno in provincia di Isernia. Una triste storia verificatasi nella primavera dell’anno 1943, quando i soldati tedeschi occupavano i paesi del territorio dell’alta valle del Volturno e gran parte delle montagne che circondano la valle. Un pastore sacrifica se stesso per difendere il suo gregge dalle rappresaglie dei soldati tedeschi che razziavano tutto ciò che era commestibile per alimentarsi. Il racconto di questa triste storia è stato fatto da un signore che ha vissuto, da piccolo, in prima persona l’avvenimento, successo proprio mentre giocava con i suoi amici davanti alla piazzetta della chiesa. Si chiama Giulio il ragazzo testimone dell’accaduto e racconta così: “ Stavo giocando con altri amici davanti alla chiesetta del paese quando ad un tratto vedo sbucare da un vicolo dei soldati tedeschi che borbottavano fra loro, chiaramente da me incomprensibili. A un tratto a valle del paese sentii “zio Fiore” che fischiava con le dita in bocca per richiamare alla sua attenzione il gregge che si stava allontanando da lui perché requisito da altri soldati, sempre tedeschi, per portalo verso Rionero Sannitico, dove avevano il loro mattatoio. I soldati che stavano sulla piazzetta, davanti alla chiesa, poco distanti da me, videro che le pecore si dirigevano verso “zio Fiore” impugnarono il fucile e immediatamente spararono verso di lui colpendolo a morte. Insieme con “zio Fiore” vi erano altri parenti e anch’essi furono colpiti ma in modo lieve. Zio Fiore fu subito soccorso dai cittadini del paese per tentare di salvarlo , ma appena riportato a casa morì per la profonda ferita al petto”. Erano questi dei tempi durissimi per i cittadini di Cerro al Volturno perché la maggior parte di essi erano contadini e quasi tutti avevano nelle loro stalle, mucche, pecore e capre che servivano a soddisfare le loro esigenze alimentari. Per evitare che i soldati tedeschi catturassero i loro animali trascorrevano la maggior parte del tempo in campagna, nascosti nei posti poco accessibili per nascondere i loro animali. Conosci altre storie e vuoi aggiungerli sul sito! Scrivi a : posta@cerroalvolturnoedintorni.it
A San Vittorino un ragazzo muore per una bomba inesplosa . Ecco come:

Era l’anno 1944 e le truppe alleate avevano occupato tutta l’area dell’alta valle del Volturno. I soldati tedeschi avevano abbandonato i punti strategici delle cime di Santa Croce e Monte Curvale per proseguire la loro ritirata verso il nord. I borghi di Cerro al Volturno erano ormai tutti in mano ai soldati alleati e avevano scelto un garage di San Vittorino come sede di riferimento, mentre a Foci avevano occupato la cappella per utilizzarla come refettorio. Erano tempi durissimi, scarseggiavano i viveri e la maggior parte delle risorse alimentari era stata saccheggiata durante la permanenza dei soldati tedeschi. I ragazzi durante l’ora dei pasti si recavano presso le cucine dei soldati alleati per avere un pezzo di pane e quando andava proprio bene, riuscivano ad avere anche un pezzo di cioccolato. Tra i soldati alleati, i ragazzi di allora, ricordano con piacere i soldati Americani e i soldati Polacchi per la loro bontà e per la loro familiarità. Il territorio e le vie di campagna erano poco percorribili, perché molto spesso trovavi resti di bombe inesplose o lasciate di proposito dai Tedeschi durante la loro ritirata, che se toccate, potevano esplodere all’improvviso. Una delle tante mattine dell’anno 1944 alcuni ragazzi ignari del pericolo uscìrono da San Vittorino per recarsi a Foci percorrendo la vecchia strada che collegava le due frazioni prima della costruzione della strada provinciale Foci-Case. Durante il loro cammino in una zona chiamata “Difenza” i ragazzi si imbatterono in uno dei tanti ordigni abbandonati e incuriositi dell’oggetto cominciarono a giocarci. Il caso volle che Giuseppe, uno dei ragazzi del gruppo, toccosse la spoletta e la bomba gli esplodesse in mano causandogli ferite mortali in tutto il corpo. Gli altri ragazzi riportarono, per fortuna, solo poche ferite guaribili in poche settimane.

Una delle tante testimonianze di residui bellici, purtroppo l’abbiamo trovata ancora oggi, non a caso il 30 aprile del 2010 è stata fatta esplodere dagli artificieri del nucleo Napoli-Caseta, sul pianoro di monte Santa Croce, contrada “Viaglie” (zona che si trova tra le due cime di Monte Santa Croce e Monte Curvale), una bomba.
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