Il lavoro preminente durante il periodo autunnale e invernale dei contadini di una volta era quello di ripulire il terreno dalle piccole e medie pietre con le mani o con il piccone. I giorno dei mesi più freddi, quando il lavoro non era necessario per la coltivazione e manutenzione dei prodotti agricoli già seminati, i contadini e i componenti della famiglia, piccoli e grandi, sì dedicavano allo spietramento dei terreni e alla costruzione dei muri a secco per la realizzazione dei terrazzamenti su tutta la parte montuosa del pianoro di Santa Croce e altre località sconnesse.
Come si faceva la coltivazione a terrazza di Monte Santa Croce
I tanti sassi che oggi vediamo accumulati ai margini dei terreni sono tutte le piccole e medie pietre che i nostri antenati hanno tolto dai terreni per renderli più coltivabili e più produttivi per la raccolta dei prodotti seminati. Il solo terreno più comodo non bastava per ricavarci la quantità necessaria di alimenti per soddisfare un anno di alimenti per tutta la famiglia, così per aumentare la produzione si cominciarono a realizzare dei terrazzamenti sulla parte più montuosa e impervia del territorio di Santa Croce, la Spina e Monte Foresta. I terrazzamenti , tutti sostenuti da muri a secco (macere) venivano utilizzati per la semina di un tipo di grano chiamato La Solina, un grano autoctona che poteva essere seminato al di spora degli ottocento metri. I terrazzamenti oltre a raccogliere le acque e proteggere il suolo, davano al territorio anche un altro valore estetico alla montagna. Un filmato realizzato ultimamente , logicamente senza semina, ci fa vedere tutta la zona alta che circonda Monte Santa Croce realizzata a terrazzamento.
