La Civiltà Contadina – Il lavoro dei contadini nei campi durante le quattro stagioni

Il primo lavoro del giorno che il contadino affrontava ogni mattina durante tutto l’anno era la visita alla stalla. Appena alzato il suo primo compito era quello di andare alla stalla e fare le pulizie agli animali, qualunque fosse il tempo.

Una volta finito le pulizie si dedicava alla mungitura delle mucche, delle capre e delle pecore, finita la mungitura “appagliava” metteva il fieno o le frasche di quercia o pioppo ( la fronne) agli animali e andava a casa con il secchio del latte per la preparazione del formaggio.

Dopo questi lavori mattutini che faceva quasi sempre in tutto l’anno , poi a seconda della stagioni iniziava il lavoro vero e proprio giornaliero.

Durante la stagione invernale non erano molte le cose che si potevano fare in campagna e quindi parte delle giornate piovosi i contadini le dedicavano alla cura della stalla e degli animali , alla manutenzione delle attrezzature e alla costruzione di quelle nuove ,al travaso del vino, alla sistemazione della cantina. Nei giorni non piovosi, ma molto freddi, si andava in campagna a spietrare i terreni , a rimettere a posto le macere (muri a secco) e a procurarsi altra legna per il lungo inverno. Era un contadino che viveva sempre a contato con le sue bestie e con la terra . Non sapeva niente della città e dello sviluppo della società.

La primavera per il contadino cerrese era la stagione del contatto continuo con la terra, ma senza raccolto e con solo lavoro. Si iniziava con la pulitura delle erbacce dei campi di grano seminati in montagna già dall’autunno precedente, questo lavoro era accompagnato da canti popolari che si sentivano su tutta la montagna. Si seminavano le patate a valle del territorio, si iniziavano i lavori per la preparazione dell’orto e della vigna, si potavano le viti , si raccoglievano i ceppi della potatura. Dopo un pò di tempo bisognava irrogare le vito con il solfato di rame , era un lavoro faticoso e pericoloso. Era faticoso perché bisognava mettersi sulle spalle una pompa con una leva a fianco da alzare su e già per spingere il liquido fuori e pericoloso perché gli spruzzi del solvato di rame potevano andare negli occhi.

A tarda primavera si tagliava il fieno con la falce, poi con una forca si allargava sul terreno e ogni tanto lo si rigirava per farlo asciugare fino a seccarlo per bene. Nemico di questo lavoro era la pioggia, Il fieno non si poteva riportare a casa se non dopo averlo fatto asciugare molto bene. Il mezzo di trasporto era sempre l’asino o il mulo.

La stagione che tutti i contadini aspettavano era l’estate ed erano tanti i motivi perché i contadini aspettavano questa stagione. In primo luogo era la stagione dei primi raccolti importanti per la famiglia. Era pronto l’orto, gran parte delle piante di frutta davano il loro prodotto per poterlo consumare fresco, c’era la possibilità di godere di qualche giorno di riposo durante le feste, si rimembrava il corpo stando a petto nudo in campagna. La maggior parte del lavoro si faceva proprio in questo periodo. A fine giugno e inizio luglio bisognava raccogliere il grano, iniziava la stagione per i mietitori che con la loro falce attaccata a un gancio dietro la schiena si recavano nei campi dove in fila iniziavano questo lavoro molto faticoso. Per non tagliarsi le dita mettevano nelle dita della mano che raccoglieva i manipoli delle canne preparate e lavorate da loro stesi. I mietitori dopo aver tagliato diversi gruppetti di manipoli li raccoglievano e formavano un covone che a sua volta veniva assemblato su una parte comoda del terreno per essere trasportato nei pressi del paese dove veniva trebbiato. Di questo raccolto veniva consumato tutto, dal grano per l’alimentazione della famiglia alla paglia per l’alimentazione degli animali. Finita la raccolta dei covoni si procedeva alla trebbiatura. Un impegno continuo era quello per la tenuta dell’orto in ordine e del suo raccolto man mano che i frutti maturavano, si andava molto spesso all’orto per irrigarlo , per zappettarlo, pe ripulirlo dalle erbacce e per portare a casa i frutti maturi.

Dalla fine dell’estate all’inizio e fine autunno si continuava a raccogliere i prodotti e nello stesso tempo si lavorava per la semina di alcuni prodotti da raccogliere l’anno dopo. Si raccoglievano le patate, si vendemmiava , si raccoglievano i frutti secchi, si faceva il vino, si andava sugli alberi per tagliare le frasche e fare dei fascicoli per darle nel periodo invernale agli animali, si tagliava e si riportava la legna per riscaldarsi durante l’inverno. A fine settembre e inizio ottobre iniziava l’aratura dei terreni con l’aratro trainato dai buoi o dall’asino, L’aratura era un lavoro pesante e fastidioso, mantenere l’aratro sempre ben sotto la terra e non farlo girare quando si incontravano i sassi era molto faticoso, liberarsi dai tafani che oltre a dare fastidio agli animali pungevano anche il contadino facendogli molto male. In questo breve e sintetico articolo abbiamo cercato di riportare alla memoria solo una parte più significativa dei lavori che i contadini facevano durante tutto l’arco dell’anno, ma di lavori che facevano ce ne sono ancora tantissimi da raccontare. Se vuoi dirci anche tu qualcosa sulle attività  che il contadino affrontava giorno per giorno: scrivi qui il tuo racconto.



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