Dai monti di Cerro al Volturno alla transumanza a Pozzuoli
Oggi fare il pastore è un mestiere , ieri fare il pastore era una necessità familiare. La differenza tra ieri e oggi è che ieri era una necessità di vita, una risorsa economica per la famiglia, fare il pecoraio oggi e un comune rapporto di lavoro per una impresa agricola. Cento anni fa il pastore (r p chrale) era uno dei componenti la famiglia che meno si adattava ai lavori dei campi e della casa, era un uomo già maturo che si portava dietro i ragazzi ,ancora molto giovani ,per impegnarli durante la giornata a tenere lontano dalle terre seminate il gregge. Sapete come si diceva ( guagliò va a r vta l pecra) (ragazzo vai a riprendere le pecore).
La vita dei pastori cerresi era molto umile vivevano quasi sempre insieme al loro gregge, sia durante il periodo invernale (periodo della transumanza) sia durante il periodo estivo, quando si andava sui monti di Santa Croce, sui monti della Foresta e sui monti della Spina.
Durante tutto il periodo della transumanza vivevano in un abitacolo unico per tutti i loro servizi, la stanza serviva per cucinare, mangiare e per dormine , per i bisogni si andava fuori. Quando in estate si stava al paese durante il giorno si mettevano al fresco sotto gli alberi o trovavano rifugio in delle grotte naturali per ripararsi dai temporali estivi. Quando ritornavano a tarda sera, dopo aver portato il gregge nei pagliai o nei recinti fatti a posta per mantenere unito le pecore si andava a casa dove cera un camino di pietra e il fuoco acceso con il paiolo del brodo o patate e fagioli. Era una cucina fumosa dove l’aria era pressoché irrespirabile. Intorno al camino c’era il capo famiglia con le mani ruvide e piene di rughe di lavoro, i figli e la donna che cucinava. Tutti aspettavano che la donna di casa che dava loro un piatto di minestra da consumare tra le mani vicino al fuoco. Dopo lo scarso pasto, tutti a letto con i vestiti del giorno , un letto fatto di sacchi di paglia o di foglie del granturco che venivano utilizzate come ripieno nei materassi che servivano da giaciglio per dormire. Durante la transumanza non tutti insieme potevano andare a letto, c’era bisogno che qualcuno facesse la veglia sui recinti per eventuali predatori.
La giornata del pastore Cerrese iniziava già da buon mattino, il primo impegno era quello di mungere gli animali e portare il latte a casa dove su un grande caldaio di rame si lavorava il latte per fare il formaggio e la ricotta. Dopo aver presso un pezzo di pane e del formaggio secco il pastore con il suo gregge attraversava il paese e andava sulla montagna di Foresta ( se il pastore abitava a Foresta o Valloni) su Monte Santa Croce (se il pastore abitava a San Vittorino) e sui monti della Spina (se il pastore abitava a Foci). La giornata era faticosa , molte volte stanchi e riscaldati dal sole cocente della montagna prendevano sonno, erano i cani le loro guardie . Tutti i pastori avevano con se da due a quattro cani pastore; i cani erano i poliziotti del gregge, bene addestrati , mantenevano il gregge unito e molto attendi alle insidie dei lupi che si mantenevano lontano proprio per paura dei cani. La giornata non finiva solo con il portare a pascolare il gregge, a sera o di buon mattino bisognava pulire le stalle, togliere il letame e portarlo in campagna, vigilare sulle fecondazioni, assistere al parto, tosare le pecore, vendere i formaggi , la lana, gli agnelli, tutto questo per ricavare il sostentamento per la famiglia.
I vestiti del pastore erano semplici e molto efficienti per ripararsi dalle piogge e dal freddo. Non mancava mai un cappello , i pantaloni erano di pelle, quasi tutti ricavati dalle pelli delle pecore , una maglia intima di lana pura delle pecore riparava dal freddo invernale le spalle e asciugava il sudore d’estate, Sopra la maglia indossavano una camicia dii lana e un mantello nero copriva tutto il corpo fino a sotto le ginocchia. Per mantenere pulito l’abbigliamento quotidiano durante alcuni lavori più sporchi come la macellazione e la pulitura delle pelli indossavano un grembiule ricavato sempre dalle pelli delle pecore. Ai piedi mettevano sempre le ciòce ( scarpitt) ,delle calzature fatte con la pelle degli animali , erano delle calzature che prendevano la forma del piede e permettevano d poter camminare in qualsiasi tipo terreno.